Il 16 ottobre 2023 la casa di produzione Disney ha spento ben 100 candeline; è infatti passato esattamente un secolo da quando Walter Disney, insieme a suo fratello Roy (si occupava della parte economica), ha fondato questo colosso.
Fondata nel 1923 col nome di Disney Brothers Cartoons Studio, passa dopo tre anni al nome di Walt Disney Productions e nel 1986 a Walt Disney Company, impiegato tutt’oggi.
Il logo è invece ripreso dal castello del cartone Cenerentola, tanto amato dall’autore Walt.
Walt Disney muore nel 1966, lasciando che siano altri a far sognare grandi e bambini: ora è Bob Iger a condurre la casa di produzione.

Origini

In principio è una piccola stanza al 4649 Kingswell Avenue di Hollywood a fungere da studio per la mente creativa di Walt: la prima opera fu Alice Comedies, in cui un’attrice bambina interagisce con personaggi animati.

Nasce “Topolino”: prende forma l’impero di Walt Disney

Trova l’ispirazione per il personaggio, conosciuto come Mickey Mouse, nel momento in cui vede gironzolare vari topi grigi nel suo piccolo ufficio malmesso.
Il 18 novembre 1928 fa la sua apparizione in Steamboat Willie. Successivamente in Fantasia (1940) e Fantasia 2000 (1999); solo dagli anni 2000 si avranno anche serie inerenti.

Biancaneve e i sette nani: il primo lungometraggio

Pur di permettere l’uscita del cartone, Disney ipoteca la sua casa: decide che farà di tutto per veder riuscire il suo sogno.
Dalla fiaba del fratello Grimm, Biancaneve esce nelle sale cinematografiche il 21 dicembre 1937; ottenendo 2 Oscar per miglior canzone e colonna sonora.

Apre il parco divertimenti Disneyland

Viene inaugurato, dallo stesso Walt, il primo parco a tema per la Disney a Los Angeles il 17 luglio 1955.
Con una media annuale di 11 milioni di visitatori, il parco giochi è una delle mete più ambite.
Inoltre un fatto curioso aleggia intorno al parco ed attrae i visitatori: una leggenda secondo cui il corpo del produttore sia ibernato sotto l’attrazione dei Pirati dei Caraibi in attesa di essere riportato in vita dalla scienza.
Altri 5 parchi sono stati aperti in Florida (1971), Tokyo (1983), Parigi (1992), Hong Kong (2005) e Shangai (2016).

Le meraviglie della Disney

Dopo Biancaneve, verranno realizzati altrettanti capolavori fini alla fine degli anni Sessanta; quando, con la morte di Walt Disney, lo studio d’animazione conoscerà un momento di decadenza.
Si dovrà aspettare il 1989, quando La sirenetta darà il via ad un decennio d’oro: La Bella e la Bestia del 1991; Aladdin del 1992; Il re leone del 1994; Pocahontas del 1995; Il gobbo di Notre Dame del 1996; Hercules del 1997; Mulan del 1998 e Tarzan del 1999.

La Disney non è più sola

Da rivale ad amici, nel 2006 la casa ‘disneyana’ acquisisce la Pixar; casa d’animazione fondata da Steve Jobs nel 1986: la grafica della Disney si evolve nel 1995 con Toy Story, si ha il loro primo grande debutto.
Nel 2009 ottiene invece la Marvel, ideata nel 1939 per ricreare gli iconici supereroi di Stan Lee.
Nel 2012 subisce lo stesso destino lo studio Lucasfilm, franchise istituito di George Lucas nel 1971 per l’universo di Star Wars. A seguire, 20th Century Fox e National Grographic.

Disney approda sullo streaming

Negli ultimi anni, il servizio streaming ha conquistato il mercato contenutistico, soprattutto per la comodità che ne deriva e con la presa di posizione di Netflix. Ciò porta la stessa Disney a valutare questa opzione per ampliare ulteriormente il suo già vasto pubblico. Il 12 novembre 2019 arriva nelle case di tutti Disney+.

L’altro lato della luna di Walt Disney

Sì una personalità creativa, ma Walt Disney è stato una perdona controversa nel corso della sua carriera. Accusato di antisemitismo a causa del cartone dei Tre porcellini (1938), quando in origine il lupo fu rappresentato da un mercante ebreo: la scena fu naturalmente modificata.
Sempre in quello stesso anno fu visto accogliere nell’ufficio un regista tedesco, che firmò una collaborazione per diversi film di propaganda nazista.
Neal Gabler, critico cinematografico, ammise che in realtà non appoggiava tali ideali; ma che semplicemente tollerava ogni altro pensiero.

Un’altra colpa fatta al creatore, fu quella di razzismo.
Nel cartone Dumbo (1941) i corvi neri, caricature dei lavoratori terrieri, cantano “lavoriamo come schiavi ed uno di questi prende il nome di animali Crow (leggi attuate per mantenere la segregazione razziale in America).
Da non dimenticare assolutamente (poiché recentemente cancellato da Iger dalla piattaforma streaming), I racconti dello zio Tom. Neal Gabler si muoverà anche in questo caso; sostenendo che Walter non fosse razzista, ma nemmeno sensibile alle tematiche razziali.

Nonostante le numerose cadute in cui è incappato l’autore; i cartoni Disney rimangono comunque i più visti al mondo: la vera eredità di Walt Disney è stata la sua passione trascinatrice, arrivata nei cuori e percepita negli occhi di chi ha guardato, guarda e guarderà i suoi lavori migliori.

Il femminismo veste Disney?

Non si può non far caso a come i personaggi femminili, così come le donne nella realtà, si siano emancipate nel corso del tempo.
Mentre Biancaneve, Cenerentola e Aurora; la cui vita e il loro stesso destino ruotano attorno ad un uomo, pronto a salvarle da un futuro crudele o dalla morte stessa; nella vita vera le donne lottano invano per i lori diritti.
La donna vive per essere una perfetta mamma, casalinga e moglie; l’uomo per occuparsi economicamente di tutta la famiglia.
Le principesse Disney non sono da meno: buone e amorevoli sono in attesa pronte a tendere la mano al coraggioso, forte e leale “principe azzurro”.

Uno spiraglio di luce lo otteniamo con Ariel, Belle e Jasmine; le cui diverse personalità cominciano a fuoriuscire e la loro voce a farsi sentire.
La donna reale ha vinto e sta ottenendo i suoi agognati e desiderati diritti.
Pocahontas, Mulan e Jane sono vere e proprie eroine; Tiana, Rapunzel, Merida e Moana prendono le redini del proprio destino; Elsa ed Anna sono l’apice del riscatto femminile: racchiudono in sé il risultato delle lotte della donna nella società.