La scuola è aperta a tutti.

L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Costituzione della Repubblica Italiana, Art. 34

L’istruzione è un diritto che deve essere fruibile a tutti: la componente economica non dovrà rappresentare un limite per lo studente.

Garantire le stesse possibilità di progredire gli studi, è un compito che spetta allo Stato: è quest’ultimo a fornire i mezzi necessari per permettere che ognuno possa partire dallo stesso piano.

Per la precisione, il Ministero dell’istruzione e del merito (MIUR) assegna borse di studio a seconda del fabbisogno delle singole regioni; le quali poi erogheranno le stesse agli studenti che soddisfano i requisiti economici e di merito.

Nel 2017 viene introdotta la “no tax area”: gli studenti con un ISEE inferiore a 30.000 e che avranno raggiunto i CFU essenziali, sono esonerati dalle tasse universitarie. Stessa richiesta viene disposta a coloro cui potranno poi ricevere la borsa di studio.

E GLI STUDENTI LAVORATORI?

Loro sono perlopiù ragazzi che non si possono permettere economicamente di frequentare l’università e che non vengono agevolati dallo Stato per causa di forze maggiori: va fatto presente che avere un ISEE alto, non implica che la famiglia in questione riesca a sostenere tutte le spese; ci sono altri fattori che vengono considerate per il conteggio dell’ISEE al di fuori dello stipendio in entrata (un esempio potrebbero essere i possedimenti terrieri, che non sempre portano un guadagno a chi li ha ereditati; ma che lo Stato conteggerà come fossero tali).

Lo studente dunque, sarà costretto a trovare lavoro per poter continuare gli studi e non pesare sul resto della famiglia.

Tuttavia, c’è da dire che lo Stato ha cercato di andare incontro a questi giovani lavoratori; concedendo a chi avesse un contratto a tempo indeterminato, 150 ore annuali di “diritto allo studio”; permessi retribuiti che daranno l’opportunità di studiare e lavorare al tempo stesso.

Non sono stati abbandonati a se stessi gli studenti con contratto a tempo determinato, i cui permessi sono però limitati ai soli giorni degli esami.

TENIAMOLO A MENTE…

Oggi 17 novembre è la giornata internazionale dello studente e sento la necessità di fare una dichiarazione in merito: ognuno di noi è diverso, ognuno di noi ha dei talenti e ha i suoi obiettivi da voler raggiungere; quindi non lasciate mai che un limite ci porti a rinunciare ai nostri sogni, perché un modo per valicare quell’ostacolo lo troveremo se è ciò a cui aspiriamo davvero.

Noi come studenti abbiamo assolutamente il diritto, anzi, il dovere di conquistare quella vetta e di stringere il nostro premio tra le mani dopo tanti sacrifici.

Quella di oggi è una giornata che ha visto coinvolti migliaia di studenti in diverse piazze italiane. Le iniziative studentesche odierne sono state accompagnate per la maggior parte dalle manifestazioni di altre organizzazioni che guardano al mondo dell’istruzione e dunque di scuole e università in modo sinergico e in coerenza con gli studenti.

Le riforme in materia di diritto allo studio nascono sempre da rivendicazioni provenienti dalla classe studentesca, a cui troppo spesso viene lasciato il compito di elaborare in autonomia (e senza poche difficoltà) materie complesse che determinino futuro di tutti noi. È per questo che, come organizzazione studentesca fondata sul concetto di rete, riteniamo quindi fondamentale avere un dialogo con altre istituzioni che possano supportarci nella nostra causa e guardare al percorso formativo negli studi come uno strumento di emancipazione collettiva ma anche di sviluppo della personalità, col desiderio, ispiratore della nostra fondazione, di costruire un modello di società equa, aperta, sostenibile e progressista.

Le politiche sul diritto allo studio negli scorsi anni hanno visto un incremento del dato quantitativo rispetto al passato, ma all’orizzonte sembrano esserci enormi difficoltà, causate da un velo di pressapochismo e superficialità, che si realizza in interventi troppo spesso rapsodici e quasi mai strutturali, che invece necessiterebbero di maggiori approfondimenti, in cui il ruolo di organizzazioni come la nostra non può essere di certo trascurato, né tantomeno può essere banalizzato come fatto di recente da esponenti di spicco delle nostre istituzioni.

Con l’auspicio di incrementare la qualità del dibattito su scuole e università, invitiamo tutti a riflettere sull’importanza della giornata internazionale degli studenti.